Non è forse vero che è un comportamento molto diffuso, intervenire su qualcuno di cui abbiamo la responsabilità per evitare che compia uno sbaglio?
E invece oggi, in netta controtendenza con gli usi comuni, oltrechè difendere il diritto allo sbaglio, sono qui per dire che ognuno di noi ha diritto a rimanere all’interno del proprio ordine di idee. E se necessario, sbagliare, pagare debito e darsi nuovamente da fare per reintegrarsi.
Qualche giorno fa, un amico mi chiama e mi dice: ho ripreso a scrivere il romanzo ma com’è che non mi hai detto che era scritto proprio male?
Al che io sono caduta dal pero, perché oltrechè aver scritto un testo a fronte alle sue bozze, fatto di note, commenti acidi e suggerimenti, gli avevo proprio parlato abbastanza esplicitamente di quanto certe idee fossero troppo semplicistiche.
Eppure questa persona, totalmente dentro il suo romanzo non aveva avuto sufficiente spazio, dentro di sé per cogliere il mio messaggio; per farlo ha dovuto mettere del tempo tra sé e i suoi scritti per poi cogliere in maniera del tutto autonoma il succo di ciò che avevo da dire.
Ma in fin dei conti chi sono io per dire quest’idea non vale?
Avere il diritto di portare nel mondo le proprie idee anche a costo di fare un vero flop, porta con sé un profondo insegnamento: ti educa a rilanciare ogni volta in maniera diversa le tue idee o il tuo stile, se è qualcosa in cui credi e che ha del valore per te.
Senza poi considerare che avere la libertà di sperimentare la vita, senza la paura di essere controllati o giudicati, è un’ iniezione costante di fiducia da parte del tuo team. E’ come se riconoscessero in ogni istante che al di là di alcuni intoppi che puoi trovare sul cammino, hai tutte le possibilità di arrivare in meta, senza che qualcuno di maggiore esperienza si metta nel mezzo e ti catapulti dentro il suo risultato.
Dunque ogni volta che hai voglia di intervenire a casa, a lavoro o in qualsiasi altro luogo che frequenti, fai un passo indietro e permetti alle persone di vivere la loro esperienza.