Questa è la domanda che si pone il formatore ogni giorno, mentre una squadra di persone attonite lo fissano come se fosse un uccello raro.
E da quello che vede o sente, capisce che giornata avrà e quanto dovrà spingere.
Il più delle volte si trova davanti persone che non hanno la minima idea del perché siano lì, ma sanno per certo che magari vorrebbero trovarsi altrove, invece di ascoltare tutto quel mucchio di stramberie che riguardano il comportamento, la motivazione, la comunicazione.
Sulle loro facce lampeggia una scritta al neon:
io so già comunicare!
Cosa vogliono dirmi? Che sono forse io la causa dei problemi della nostra azienda?
Mille pensieri di questo tipo risucchiano in gran parte la neurologia del partecipante, la sua capacità di attenzione e di concentrazione sfiora il 10%.
Sta pensando a tutte le cose che poteva fare e non ha fatto, a quello che farà quando riuscirà finalmente ad uscire, ai suoi bisogni primari, a qualsiasi altra cosa piuttosto che l’argomento trattato.
Almeno per la prima ora.
Intanto il formatore suda sette camicie per rompere il ghiaccio, facendo il buffone o inventandosi i più acrobatici voli pindarici, cercando di coinvolgere quell’esercito di terracotta a rilasciare qualche segno vitale.
Questo è quanto accade nella migliore delle ipotesi.
Perché nella peggiore, può inalare ostilità allo stato puro e sperare che gli anatemi ruminati in silenzio da quel pubblico giudicante non siano rivolti verso se stesso.
Ma l’assenza totale di feedback è già di per sé un fattore distruttivo.
E allora qualche domanda ce le facciamo volentieri, come formatori, e ci siamo anche dati delle risposte, provocatorie forse.
Perché sottoporre delle persone a questa prova senza alcuna preparazione?
In fondo la formazione ha un costo anche se il progetto è finanziato, per il solo fatto che mentre le persone sono in aula non producono, quindi come si fa a massimizzare il risultato minimizzando lo sforzo?
Il formatore non è un mago né tantomeno è in grado di iniettare il vaccino della conoscenza nelle persone, è solo un professionista che si industria a trasferire concetti, stimolare nuovi modi di pensare, è colui che apre una finestra su un orizzonte nuovo e dice: Guarda! Ci sono altri modi di fare quello che fai! Ma solo tu puoi decidere, se vorrai.
Diciamo che il formatore semina e si augura che qualcosa germini.
Ma se il terreno è arido o roccioso, il seme muore.
La formazione delle persone comincia molto prima dell’aula, preparando il territorio sul quale si lavorerà, “vendendo” tutte le buone ragioni perché chi partecipa possa trarne un vantaggio, personale e professionale.
La ricetta magica?
L’abbiamo!
In realtà ci proviene dal marketing:
· Attenzione
· Interesse
· Desiderio
· Azione
Quattro fasi che, gestite con le giuste tempistiche, portano il partecipante in aula con quattro orecchie e una gran voglia di capire e imparare.
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