Alcuni anni fa mi è passato tra le mani Economia emotiva di Matteo Motterlini, professore di economia cognitiva al San Raffaele di Milano.
Apro il libro e nelle prime pagine leggo un test, sottoposto a un gruppo di ricerca per analizzare il modo strampalato in cui gestiamo i nostri soldi e con mia grande sorpresa, ci sono caduta come una principiante.
Ma veniamo all’esempio di test:
E’ la domenica del derby. Stai andando allo stadio. Arrivi allo stadio e ti accorgi di aver perso il tuo biglietto di tribuna da 150 euro.
Cosa fai, ricompri il biglietto?
(Rispondi a questo test, e se non sei amante del calcio, sostituisci l’esempio dello stadio con qualsiasi altra attività che ami molto)
Stesso scenario, sei sempre all’ingresso dello stadio ma non hai ancora comprato il biglietto, vai verso le casse e aprendo il portafoglio ti accorgi di aver smarrito 150 euro.
Cosa fai, lo compri il biglietto?
Secondo l’indagine di Motterlini la maggior parte delle persone che si è sottoposta al test, ha risposto che mai e poi mai avrebbe ricomprato il biglietto nel primo caso, mentre le stesse persone avrebbero accettato di comprare il biglietto nel secondo caso.
Cos’è cambiato?
Solo la categoria nella quale quelle spese sono inserite.
L’andare allo stadio, intrattenersi al cinema o andare a fare una vacanza, rientrano nella categoria che tutti noi riconosciamo come svago. Per essa e per tutte le altre categorie abbiamo stabilito in maniera del tutto arbitraria il limite massimo e stiamo ben attenti a non superarlo. Perdere quindi il biglietto dello stadio e acquistarne un altro significa usare il budget dello svago per il doppio dello stanziato e lì per lì potrebbe sembrarci una mossa troppo azzardata per le nostre tasche.
Perdere invece 150 euro dal portafoglio, non ci farà desistere dal comprare il nostro biglietto solo perché ancora nella nostra testa, quel denaro era ancora nella categoria generica RISORSE, senza alcuna destinazione specifica.
In entrambi i casi si tratta dello stesso valore economico, pur tuttavia il pensiero che sta a monte genera un comportamento del tutto differente. Nel primo caso ve ne tornate a casa sconsolati con – 150 euro sul conto, mentre nell’altro caso andate alla vostra partita magari ve la godete pure ma il vostro conto registra un -300 euro.
E’ vero o no che siamo davvero tanto convinti che il denaro sia un fatto oggettivo?
Eppure come hai potuto notare in questo piccolo test, nessuna circostanza che attraversa la nostra vita è di per sé oggettiva. E solo l’esperienza di essa che crea la nostra visione delle cose.
Se desideri maggiori informazioni su come funziona l’ esperienza umana, mettiti in contatto con noi.